Miracolo a Le Havre


Marianna Cappi

 


 



Il lustrascarpe Marcel Marx vive a Le Havre tra la casa che divide con la moglie Arletty e la cagnolina Laika, il bar del quartiere e la stazione dei treni, dove esercita di preferenza il proprio lavoro. Il caso lo mette contemporaneamente di fronte a due novità di segno opposto: la scoperta che Arletty è malata gravemente e l'incontro con Idrissa, un ragazzino immigrato dall'Africa, approdato in Francia in un container e sfuggito alla polizia.

Con l'aiuto dei vicini di casa - la fornaia, il fruttivendolo, la barista - e la pazienza di un detective sospettoso ma non inflessibile, Marcel si prodiga per aiutare Idrissa a passare la Manica e raggiungere la madre in Inghilterra.

Un cast di attori franco-finlandesi, con le facce e le fogge da polar melvilliano, interagiscono in quel di Le Havre in un quartiere dove ancora “buongiorno vuol davvero dire buongiorno”, per usare – assolutamente non a caso - una frase di Miracolo a Milano, di De Sica e Zavattini.

Eppure, la battuta più bella ed emblematica del film, quando il medico comunica ad Arletty che ha un male incurabile, è proprio “restano i miracoli” e lei chiosa “non nel mio quartiere”.

È tutto qui il miracoloso nodo di poesia e disincanto, ottimismo e amarezza di cui è fatto Le Havre , uno dei migliori film di Aki Kaurismaki . Il finale si preoccuperà poi di illuminare il concetto, con uno splendido e improbabile ciliegio in fiore: un altro mondo è possibile o ci vorrebbe davvero un miracolo perché una storia come quella di Idrissa accadesse nella realtà? Entrambe le cose, sembra dire il regista: il cancro che affligge il nostro modo di vivere e di agire è a un livello più che mai avanzato, ma “restano i miracoli”.

D'altronde, il fondatore del Midnight Sun film festival, quando al suo meglio, non ha mai fatto altrimenti che promuovere ossimori – i Leningrad cowboys - trovare ricchezza nella povertà, (far) reagire con straordinaria nonchalance di fronte all'incongruo (la scena dell'ananas, in questo film, è qualcosa che non si dimentica), mescolare magistralmente anacronismo e attualità.

È un sognatore? Eppure il sole di mezzanotte è un fenomeno reale, astronomico, naturale.

Da MyMovies.it

27- 11- 2011